Viviamo nell’era dell’usa e getta, dove i prodotti di largo consumo hanno quella che viene definita “obsolescenza programmata“, ovvero una previsione, già nella progettazione, di quanto debba durare la sua funzionalità. Normalmente questo decadimento si avverte scaduti i primi due anni dall’acquisto, che coincide con la scadenza della garanzia…
Si dice che a pensar male si fa peccato, ma molto spesso ci si azzecca e sarebbe legittimo chiedersi perché proprio due anni? Ovviamente per una legge di mercato: se il prodotto si è rotto e non ci serve più, ne dovremo acquistare un altro.
Ma questa spiegazione non risponde alla nostra domanda! Ebbene, la risposta è che allo scadere dei due anni viene meno anche la garanzia legale.
La garanzia legale di conformità è prevista dal Codice del Consumo (articoli 128 e ss.) e tutela il consumatore in caso acquisto di prodotti difettosi, che funzionano male o non rispondono all’uso dichiarato dal venditore o al quale quel bene è generalmente destinato, dura due anni dalla consegna e deve essere fatta valere dal consumatore entro due mesi dalla scoperta del difetto: occorre quindi conservare sempre la prova di acquisto (ricevuta fiscale o scontrino).
Questo vuol dire che, se il bene è difettoso, il consumatore ha il diritto di far valere la garanzia. Alcune volte, purtroppo, si assiste ad alcuni tentativi da parte del professionista venditore, di sottrarsi ai suoi obblighi di legge tramite l’apposizione di alcune clausole volte a limitare o escludere la garanzia. In tal caso queste previsioni possono integrare clausole vessatorie ai sensi dell’articolo 33, comma 2, lettera b), del Codice del Consumo e, come tali, vietate.
Il venditore non può sottrarsi alla garanzia legale e ha l’obbligo di prendere in consegna il prodotto difettoso per verificare se il malfunzionamento dipenda o meno da un vizio di conformità. In particolare: per i difetti che si manifestano nei primi sei mesi, la verifica è sempre a carico del venditore in quanto si presume che esistessero già al momento della consegna.
Successivamente, nel solo caso in cui il malfunzionamento non dipenda da un vizio di conformità, può essere chiesto al consumatore il rimborso del costo che il venditore ha sostenuto per la verifica. In presenza di un vizio di conformità il consumatore ha diritto, a sua scelta, alla riparazione o sostituzione del bene difettoso, senza addebito di spese, a meno che il rimedio sia impossibile o eccessivamente oneroso rispetto all’altro.
Se sostituzione o riparazione non sono possibili, il consumatore ha comunque diritto alla riduzione del prezzo o ad avere indietro una somma, commisurata al valore del bene, a fronte della restituzione al venditore del prodotto difettoso.
La garanzia, anche se legislativamente prevista, non è automatica e si necessita dell’intervento di un professionista per la tutela dei propri diritti. Noi di Spazio Legale siamo a tua competa disposizione! Contattataci!