I social… nati con la nobile intenzione di mettere in collegamento persone molto distanti tra loro, hanno rivoluzionato la nostra vita mettendoci a disposizione ogni genere di informazione. Ma l’iperconnettività attuale ha riversato su queste piattaforme numerosi atteggiamenti negativi, tra cui anche l’odiato bullismo!
Nel linguaggio comune, i nuovi amici sono diventati dei nuovi contatti, usiamo slang tipo “Hi bro”, vestiamo all’americana e mangiamo suchi italiano! Ma se le conseguenze fossero solo ed esclusivamente di carattere culinario o sul modo di vestire, potrebbe risolversi tutto con un semplice: “ai miei tempi era diverso!”
Eppure l’abbattimento delle barriere e il mancato approccio reale, porta con sé conseguenze ben più gravi sul piano sociale, specie tra i più giovani! Se un tempo si affrontava il bullismo, con un richiamo del docente o la convocazione dei genitori, ora questi metodi non hanno più molto effetto.
Complice forse il mutamento della società e il maggior numero di utenti che si raggiunge con i social, la semplice battuta si trasforma, come un uragano che si autoalimenta, in pesanti prese in giro che vanno a danneggiare l’autostima della vittima.
Ed è cosi che il docente, o la scuola, non possono fare molto per impedire che un bambino o un adolescente sia bersagliato dal gruppo, poiché il tutto si svolge sul web! Tecnicamente per bullismo si intendono tutte quelle azioni di sistematica prevaricazione e sopruso messe in atto da parte di un gruppo, o dal singolo, nei confronti di una vittima percepita come più debole.
Quando le azioni di bullismo si verificano attraverso Internet (posta elettronica, social network, chat, blog, forum), o attraverso il telefono cellulare, si parla di cyberbullismo. Perché si possa parlare di bullismo è necessario che siano soddisfatti alcuni requisiti:
- I protagonisti sono sempre bambini o ragazzi che condividono lo stesso contesto, più comunemente la scuola;
- Gli atti di prepotenza, le molestie o le aggressioni sono intenzionali, cioè sono messi in atto dal bullo (o dai bulli) per provocare un danno alla vittima o per divertimento;
- C’è persistenza nel tempo: le azioni dei bulli durano nel tempo, per settimane, mesi o anni e sono ripetute;
- C’è asimmetria nella relazione, cioè uno squilibrio di potere tra chi compie l’azione e chi la subisce, ad esempio per ragioni di età, di forza, di genere e per la popolarità che il bullo ha nel gruppo di suoi coetanei;
- La vittima non è in grado di difendersi, è isolata e ha paura di denunciare gli episodi di bullismo perché teme vendette;
Purtroppo non c’è una legge specifica per il bullismo in Italia. Però diverse norme di legge nel codice civile, penale e nella Costituzione puniscono i comportamenti dei bulli, che violano alcuni principi fondamentali della Costituzione italiana, con lo Stato che ha il compito di promuovere e favorire il pieno sviluppo della persona umana.
Inoltre gli atteggiamenti che possono configurare il reato di bullismo sono molteplici, a seconda di come si esprime il comportamento. Ad esempio: Percosse (art. 581 c.p.), Lesioni (art. 582 del c.p.),Danneggiamento alle cose (art. 635 del c.p.), Ingiuria (art. 594 del c.p.) o Diffamazione (art. 595 del c.p.), Molestia o Disturbo alle persone (art. 660 del c.p.), Minaccia (art. 612 c.p.), Atti persecutori – Stalking (art. 612 bis del c.p.).
Tuttavia esistono altre caratteristiche che identificano l’ipotesi di bullismo o cyberbullismo. Per contrastarlo è bene confrontarsi con un avvocato prima di agire, perché per attivare i rimedi previsti dalla legge penale è necessario sporgere denuncia ad un organo di polizia o all’autorità giudiziaria.
Inoltre la denuncia deve contenere anche la richiesta di procedere penalmente contro l’autore del reato (querela). Noi di Spazio Legale siamo a tua completa disposizione per ogni tipo di chiarimento, eventuali domande e un’approfondita analisi in merito. Contattaci!