Accade sempre più spesso che si verifichino dei prelievi dagli sportelli Bancomat da parte di bande criminali organizzate.
Come ci si comporta se si finisce nelle grinfie di questi soggetti? Vediamo di chiarire qualche dubbio.
Iniziamo con delle rassicurazioni. il prelivo non autorizzato di denaro dal conto corrente online oppure tramite carta bancomat in genere comporta l’immediato risarcimento della somma da parte della Banca.
La Banca potrebbe sollevare problemi solo se dimostra che il prelievo non autorizzato è avvenuto per tua colpa, perché non hai saputo custodire bene la carta bancomat o non hai saputo preservare il pin del bancomat dagli usi indebiti. Ma in genere, questa prova, a carico della Banca, è molto difficile da dimostrare. Ed infatti, la Banca deve infatti predisporre strumenti tali da garantire al proprio cliente di sapere, in qualsiasi momento, se qualcuno sta utilizzando il suo conto corrente online oppure la carta bancomat. Il correntista non è responsabile se qualcuno gli clona il bancomat nel mentre effettua un prelievo presso un punto di accesso.
Di solito i contratti stipulati tra il cliente e la Banca prevedono la restituzione delle somme prelevate da estranei, detratta una franchigia a carico degli utenti di 50 euro (prima dell’intervento del Governo, era di 150,00). Quindi chi ha subito un furto di 1.000 euro dal bancomat avrà diritto a ricevere la restituzione di 950 euro (al netto della franchigia).
Come bisogna fare per ottenere il risarcimento?
Nel caso in cui ci ritroviamo in questa spiacevole situazione, occorre darsi immediatamente da fare per:
- denunciare il fatto alla polizia postale o ai carabinieri;
- bloccare la carta (se il furto è avvenuto con bancomat o carta di credito);
- Infine bisogna comunicare alla Banca il fatto con la copia della denuncia presentata alle autorità.
Se la Banca non restituisce le somme illegittimamente prelevate deve dare prova della colpa del correntista nell’episodio ossia dimostrare che il furto è avvenuto per incuria o negligenza del proprio cliente. Solo se viene fornita questa prova si può negare il rimborso, cosa non sempre facile per l’istituto di credito.
Se la Banca non procede al rimborso, conviene fare causa?
La giurisprudenza, a riguardo, ha ormai sposato una linea interpretativa di tutela del correntista, consentendo a quest’ultimo di chiedere, alla banca, la restituzione dei soldi illegittimamente prelevati dagli estranei.
La responsabilità dell’istituto di credito si fonda sul presupposto secondo cui spetta a quest’ultimo – e non al cliente – adottare tutte le misure tecniche per evitare il rischio di illegittime intrusioni o, quantomeno, attivare gli strumenti di allarme per evitare il ripetersi delle truffe.
Secondo la Cassazione, al correntista derubato spetta soltanto dimostrare di aver subito un trafugamento delle somme, mentre la Banca risponde dei danni conseguenti al fatto di non aver impedito a terzi di introdursi illecitamente nel sistema telematico mediante la captazione dei codici d’accesso del correntista. Se la banca vuole evitare la condanna deve dimostrare che il furto non le sia imputabile perché discendente da trascuratezza, errore o frode del correntista o da forza maggiore. In buona sostanza deve dare prova che è stato il correntista a non conservare, in modo diligente, le credenziali di accesso al proprio sistema di home banking.
In sintesi, la Banca ha una funzione di garante e, pertanto, ha una responsabilità oggettiva, che scatta cioè anche per le altrui condotte criminose, nonostante essa non abbia alcuna colpa. Dunque, al cliente spetta sempre la restituzione delle somme sottratte dal criminale informatico tramite bonifico online.
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