Quante volte capita di ricevere delle bollette che contengono dei costi aggiuntivi di cui non avevamo idea? A volte lasciamo perdere, ma altre volte diventa obbligatorio contestarli anche per una questione di principio!
In genere le contestazioni sulle bollette si fanno attraverso dei RECLAMI.
Ma quando si può inviare un reclamo?
1) in caso di richiesta di pagamento di una bolletta già pagata;
2) quando vengono addebitati in bolletta servizi non utilizzati;
3) viene richiesto di pagare una somma maggiore rispetto a quella dovuta.
COME SI FA UN RECLAMO?
Un reclamo va fatto con uno strumento che può dimostrare il suo invio, al fine di conservare la sua prova: o a mezzo di raccomandata con ricevuta di ritorno o PEC.
Nella lettera si deve fare una specifica richiesta di rettifica all’Azienda che ha emesso la bolletta, spiegando i motivi della contestazione.
L’Azienda fornitrice ha, poi, 40 (quaranta) GIORNI di tempo per effettuare verifiche e rispondere, qualora abbia riconosciuto l’errore.
Ricordate: molte volte la semplice telefonata al numero verde dell’Azienda NON SERVE A NULLA!
Nel caso in cui non si trova una soluzione occorre, in primis, rivolgersi all’Autorità Garante.
Nel corso degli anni si sono intensificati i reclami alle Autorità Garanti per denunciare la serie di contratti non richiesti, offerte poco trasparenti, diritto di recesso non facile, modifiche delle condizioni. Que4sti organismi, nelgi ultimi anni, hanno approvare delle regole chiare per venire in aiuto dei “poveri” utenti e cioè:
– la pubblicazione di informazioni circa le offerte commerciali, effettuata con qualsiasi mezzo, deve avvenire in modo chiaro, completo e trasparente, evitando formulazioni ambigue o che possa indurre in errore gli utenti;
– la mancata risposta dell’utente a una offerta di fornitura non può essere considerata come consenso contrattuale;
– la durata dei contratti deve essere circoscritta nel tempo (non superiore a 24 mesi);
– la modifica del contratto può avvenire solo in seguito ad “un giustificato motivo indicato nel contratto stesso” il cui preavviso deve essere di almeno un mese e il contratto deve decadere se la comunicazione del recesso da parte del consumatore arriva prima dell’entrata in vigore delle modifiche;
– le eventuali modifiche dovranno essere comunicate in fattura in modo chiaro e inequivocabile.
In ogni caso, per districarsi in questa selva di norme, è sempre meglio affidarsi a professionisti del settore in grado di valutare tutti i diritti del consumatore ed il rispetto dei contratti di utenza che, molto spesso, vengono sottoscritti senza avere alcuna idea di cosa si firmi.
Rivolgersi al nostro studio significa avere delle risposte chiare, prima di prendere ogni decisione necessaria che porta alla tutela dei propri diritti.
Noi di Spazio Legale vi offriamo un quadro completo della situazione.
Sarete voi a decidere, in piena consapevolezza e dietro nostro parere, come muovervi per far valere i vostri diritti.